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    i segreti di leonardo

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    Messaggio  amministratore Mer 2 Apr 2008 - 23:56

    I segreti di Leonardo
    di Diego Cuoghi


    Molte pagine de Il Codice Da Vinci propongono letture di opere d'arte incoerenti con la tradizione artistica comunemente accettata, spesso ignorando particolari che consentirebbero un'interpretazione molto più semplice ed economica. Tali incoerenze, che possono sfuggire al lettore distratto, saltano immediatamente all'occhio dell'esperto di Storia dell'Arte. In questo articolo, Diego Cuoghi illustra alcune di queste "derive" interpretative.

    Chi non conosce molto della vita e delle opere di Leonardo può rimanere colpito dai tanti misteri che, secondo quanto narrato da Dan Brown ne Il codice Da Vinci, circonderebbero le sue opere, anche quelle più conosciute come Ultima cena o La Vergine delle rocce. Un coltello misterioso, allusivi atteggiamenti dei personaggi, aspetti eretici di personaggi sacri... Tutti questi temi non sono originali, derivano infatti da libri come In Whose Image e La rivelazione dei templari di Pricknett e Prince, o Il santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln. Dan Brown si limita sfacciatamente a usarli come pezzi di un goffo puzzle che una volta ricomposto dovrebbe offrire la sconvolgente rivelazione di una misteriosa e secolare trama occulta della quale avrebbe fatto parte anche Leonardo da Vinci.
    Una delle opere più cariche di misteri e significati nascosti sarebbe l'Ultima cena dipinta da Leonardo nel refettorio dei frati di Santa Maria delle Grazie a Milano (vedi sopra). Dan Brown afferma ad esempio che Leonardo avrebbe inserito nel dipinto un misterioso coltello tenuto da "una mano che non appartiene a nessuno in particolare. È priva di corpo, Anonima" (pag. 291). In effetti c'è una strana mano che impugna un coltello, e a una prima occhiata sembra davvero che nessuno possa tenerlo in quel modo innaturale. Un apostolo addirittura alza le mani come in gesto di resa di fronte all'arma.

    Per risolvere il mistero è però sufficiente osservare i disegni preparatori che Leonardo fece prima di realizzare l'Ultima Cena. In uno schizzo conservato alla Royal Library di Windsor si vede chiaramente a chi appartiene quella mano: è quella di Pietro. L'apostolo tiene il braccio piegato dietro la schiena e la mano appoggiata all'anca col coltello rivolto allindietro.

    È sufficiente confrontare questo dipinto con le tante altre versioni realizzate da altri famosi artisti rinascimentali come Domenico Ghirlandaio (sotto a sinistra), Albrecht Dürer, Beato Angelico, Jacopo Bassano (sotto a destra), Taddeo Gaddi, Andrea del Castagno, Franciabigio, Giotto...In tutte queste opere Pietro ha in mano il coltello, a ricordare il fatto che con quell'arma avrebbe poi tagliato l'orecchio a Malco, il servo del Sommo Sacerdote. Nella versione italiana del vangelo di Giovanni leggiamo che Pietro sguainò una spada, ma nell'originale greco si parla di máchaira, parola che definisce un pugnale o stiletto.

    In moltissime versioni dell'Ultima cena, non solo in quella di Leonardo, troviamo poi un altro particolare ritenuto da Brown misterioso. Di fianco a Gesù appare un personaggio dall'aria femminea, col capo reclino, a volte addirittura assopito sulla spalla o sul grembo di Gesù. Non si tratta però, come vorrebbero farci credere gli autori di storie di mistero come Il codice Da Vinci, della Maddalena ma dell'apostolo Giovanni che gli artisti hanno sempre raffigurato come un giovinetto dall'aria efebica.

    Dan Brown, prendendo spunto da In Whose Image di Pricknett e Prince, sostiene invece, basandosi solo sull'aspetto fisico, che la persona alla destra di Gesù sarebbe la sua sposa, la Maddalena. Ma in questo caso dove sarebbe finito Giovanni? Un'ipotesi più verosimile potrebbe essere un'altra: data la possibile omosessualità di Leonardo (che venne anche processato con questa accusa), l'artista potrebbe aver accentuato i tratti femminei dell'apostolo Giovanni, che nei vangeli è definito "quello che Gesù amava", così come poi farà in seguito con l'altro Giovanni, il Battista.

    Ma Dan Brown non si accontenta di questi svarioni storico-artistici. Perfino il gesto della mano sinistra di Pietro, appoggiata sulla spalla di Giovanni viene ritenuta un segno minaccioso rivolto alla presunta Maddalena. Quel gesto invece deriva dalla scena descritta nel Vangelo di Giovanni: "Annunzio del tradimento di Giuda". Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Dì, chi è colui a cui si riferisce?".

    Leonardo infatti rappresenta Pietro che sembra scuotere Giovanni con un tocco della mano, per chiedergli chi sia il traditore. Non si tratta quindi del gesto, degno di un romanzetto pulp, di Pietro che minaccia di tagliare il collo alla Maddalena come dice Brown.

    Un altro particolare che secondo Brown rivelerebbe significati eretici nascosti nell'Ultima cena è l'assenza della coppa del vino, ovvero del Graal, sulla tavola. Ma anche in questo caso, così come per Pietro col coltello o Giovanni efebico e col capo reclinato, ecco che nella maggior parte delle "Ultime cene" rinascimentali troviamo solo bicchieri di vetro sul tavolo, mentre la coppa dalla forma di Graal è molto più rara. In diversi casi addirittura sul tavolo non ci sono nemmeno bicchieri, solo piatti e pane (Andrea Del Sarto, Daniele Crespi).

    Anche in un'altra opera di Leonardo, Dan Brown, riportando quanto già sostenuto da diversi autori prima di lui, trova significati misteriosi e indizi che proverebbero la storia del secolare complotto. Si tratta della Vergine delle Rocce, conservata al Louvre ma dipinta in origine a Milano.

    Nel romanzo si dice che l'opera venne commissionata a Leonardo dalle monache della Confraternita dell'Immacolata Concezione che imposero all'artista "le dimensioni, e il tema del quadro la Vergine Maria, Giovanni il battista bambino, Uriel e il Bambino Gesù". E diverse volte l'autore cita queste monache, dicendo perfino che furono inorridite quando videro il dipinto sull'altare, considerandolo eretico. Invece chi commissionò il dipinto fu una confraternita laica maschile. Non è vero nemmeno che il soggetto richiesto fosse la scena con la Madonna, Gesù, Giovanni e l'angelo Uriel. Il contratto specificava invece per il dipinto centrale (l'incarico era per un trittico le cui parti laterali furono realizzate da Ambrogio De Predis) una Madonna con Bambino con un gruppo di Angeli e due Profeti. Leonardo però cambiò il soggetto, eliminando le figure dei profeti e lasciando gli angeli a De Predis.
    A sinistra: La Vergine delle rocce nella versione conservata alla National Gallery di Londra; a destra, quella esposta al Louvre di Parigi.

    Proprio per questo motivo, l'inadempienza contrattuale, la Confraternita rifiutò il dipinto, considerando l'opera incompiuta. La diatriba tra Leonardo e la Confraternita si trascinò per quasi 15 anni (ci sono moltissimi documenti) durante i quali l'opera rimase però esposta nella Cappella dell'Immacolata. I confratelli volevano pagare il dipinto molto meno del prezzo stabilito nel contratto (addirittura meno della metà) perché all'epoca il prezzo era determinato anche dalla quantità di personaggi raffigurati, ma Leonardo insisteva per avere tutto il compenso pattuito inizialmente. La contesa viene chiusa nel 1506 da una sentenza secondo la quale l'opera viene dichiarata ufficialmente "incompiuta" e Leonardo è tenuto a portarla a termine entro due anni.

    Dall'alto in basso: Temple Church, il Santo Sepolcro di Bologna e quello di Pisa.
    A questo punto effettivamente non si sa bene cosa sia successo, perché la pala che viene venduta dopo la soppressione della Confraternita nel 1785 è quella che oggi è conservata alla National Gallery a Londra, non la versione del Louvre che ha fatto tanto parlare gli scrittori di mistero.

    Molte ipotesi su quale delle due sia stata dipinta per prima sono state proposte da diversi critici d'arte. Secondo la più accreditata la prima versione sarebbe stata ritirata da Leonardo, che durante la lunga disputa legale aveva avuto diverse offerte d'acquisto, e sarebbe quella finita in Francia. L'artista ne avrebbe poi realizzato una seconda versione, sempre senza i Profeti, ma con i due bambini più riconoscibili e con i più classici attributi della iconografia tradizionale, come le aureole e il bastone con la croce del piccolo Giovanni, che mancavano nella prima versione. Poi certo si può romanzare sulla ambiguità della versione del Louvre: chi è Gesù e chi è il Battista? Chi benedice chi? Un'altra ipotesi "eretica" che è stata fatta è che Leonardo avesse aderito alla setta dei Giovanniti, che consideravano Giovanni Battista il vero Messia, non Gesù. I Giovanniti sopravvivono in numero limitato ancor oggi, sono i cosiddetti Mandei.

    A parte gli svarioni su Leonardo, Dan Brown scrive altre assurdità in campo storico-artistico. Ad esempio dice che l'architettura della Temple Church di Londra, consacrata nel 1185, "è pagana da cima a fondo perché la chiesa è circolare. I templari hanno ignorato la tradizionale pianta a croce delle chiese cristiane e hanno costruito una chiesa perfettamente circolare per onorare il Sole [...] come se avessero ricostruito Stonehenge nel centro di Londra".

    C'è da chiedersi dove si sia informato sui Templari l'autore del giallo. Moltissime chiese templari, piccole, sobrie e spoglie, si ispiravano apertamente al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nel libro Monaci in armi dedicato all'architettura templare c'è proprio un capitolo sulle tante rotonde in cui si legge che "la rotonda ad ambulacro è forma ampiamente usata fin dall'alto medioevo per ricreare "copie" del Santo Sepolcro". Tra i tanti esempi ricordo il Santo Sepolcro di Pisa, quello di Bologna, inserito nel meraviglioso complesso di Santo Stefano, e quello di Cambridge.

    Dan Brown insiste poi dicendo che "l'aggiunta rettangolare che sporgeva a destra era un pugno nell'occhio, anche se non toglieva nulla alla forma pagana della struttura principale". Invece il coro orientale a tre navate è stato eretto nel 1240, quindi è di poco successivo alla fondazione, e sostituì un precedente coro più semplice annesso all'edificio rotondo. Anche in altre cappelle templari rotonde si vedono sul lato orientale questi ambienti rettangolari, che quindi non sono pugni negli occhi o aggiunte spurie.

    Chi alza le spalle di fronte a questo modo di presentare la storia dell'arte, invocando la licenza poetica, ignora le potenzialità della letteratura di produrre cultura e non soltanto intrattenimento.

    Diego Cuoghi
    Architetto, grafico, studioso di storia dell'arte e dell'architettura. Suo suo sito, www.diegocuoghi.com, si trovano altre immagini a colori sui temi discussi in questo articolo.
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    tratto da: http://www.cicap.org

      La data/ora di oggi è Gio 28 Mar 2024 - 13:55